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autore
brano
 
Cicerone
I doveri, III, 29
 
originale
 
[29] Forsitan quispiam dixerit: Nonne igitur sapiens, si fame ipse conficiatur, abstulerit cibum alteri homini ad nullam rem utili? Minime vero: non enim mihi est vita mea utilior quam animi talis affectio, neminem ut violem commodi mei gratia. Quid? si Phalarim, crudelem tyrannum et immanem, vir bonus, ne ipse frigore conficiatur, vestitu spoliare possit, nonne faciat?
 
traduzione
 
29. Forse qualcuno potrebbe dire: un sapiente, nel caso che fosse oppresso dalla fame, non potrebbe sottrarre del cibo ad un altro uomo, che non gli ? di alcuna utilit?? [Nient'affatto, perch? la mia vita non ? per me pi? utile di una tale disposizione dell'animo, e cio? di non far violenza ad alcuno per un mio vantaggio personale.] E allora? Se un uomo onesto, per non morire di freddo, potesse spogliare del vestito Falaride, tiranno crudele e disumano, forse che non lo farebbe?
 

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